Il Fascino Storico del "Gamba de Legn"

05.04.2025

Tra la fine dell'Ottocento e la metà del Novecento, la Lombardia fu percorsa da una serie di tram a vapore noti come "Gamba de lègn", tradotto letteralmente come "gamba di legno". Tra questi, il "Gamba de lègn" bergamasco occupa un posto speciale nella memoria storica della regione, collegando Bergamo a Monza con un affascinante e singolare percorso di 38 chilometri. Ma perché un nome così curioso e quale storia si cela dietro a questa peculiare tramvia?

L'origine del nome

Il soprannome "Gamba de lègn" è legato all'andatura del tram, che era tanto traballante e ondeggiante da sembrare avesse una "gamba di legno" al posto di una delle ruote. Il termine si riferisce proprio a questo movimento instabile, dovuto alla sconnessione del fondo su cui erano posate le rotaie. La linea bergamasca, inaugurata il 1° luglio 1890, iniziava dalla stazione di Bergamo, situata in via Paleocapa, e attraversava diversi paesi della provincia, tra cui Grumello, Dalmine, Osio Sopra, Brembate e Crespi d'Adda, prima di giungere a Monza. La sua particolarità risiedeva nel fatto che, pur essendo una tramvia, il suo tracciato non correva esclusivamente su sede propria, ma in buona parte su strada, condividendo lo spazio con carrozze, biciclette e pedoni, una condizione che spesso portava a incidenti, soprattutto con i cavalli.

La storia della tramvia bergamasca

Il "Gamba de lègn" bergamasco fu l'ultima tramvia provinciale a vapore a essere chiusa, prima per il tratto Bergamo-Trezzo nel 1953, e successivamente nel 1958 per il tratto Trezzo-Monza. La sua lunga carriera fu testimone di numerosi episodi curiosi e, a volte, anche pericolosi. La presenza di carrettieri che lasciavano i cavalli vagare lungo i binari di notte o la difficoltà del tram nell'affrontare i percorsi accidentati ne facevano un mezzo tanto affascinante quanto rischioso. Nonostante ciò, il "Gamba de lègn" divenne presto un simbolo della provincia lombarda, ispirando poeti e bambini a comporre canzoni e filastrocche in sua memoria. Anche la cronaca quotidiana, con i suoi racconti di incidenti e disavventure, non mancava di occuparsi del mitico tram.

La fine di un'era

L'ultima corsa del "Gamba de lègn" bergamasco partì dalla stazione di Bergamo la sera del 31 gennaio 1953, alle 21:10, segnando la fine di un'epoca di viaggi rumorosi e traballanti. Per alcuni decenni, il tram a vapore rappresentò un mezzo fondamentale per il collegamento tra la città e i centri limitrofi, fino all'introduzione della trazione elettrica sulle tranvie e l'ascesa delle autolinee. Ma, nonostante la sua obsolescenza, il "Gamba de lègn" rimase impresso nella memoria collettiva, tanto che la sua linea venne soprannominata "Sgich", un altro curioso appellativo che rimase legato alla tradizione popolare.

L'eredità del Gamba de Lègn

Oggi, poco resta del "Gamba de lègn" se non le testimonianze fotografiche e i racconti nostalgici di chi lo ha vissuto. Alcuni esemplari storici di locomotive, come quelle della linea Milano-Magenta, sono esposti al Museo Leonardo da Vinci di Milano, mentre altre tracce della sua presenza si possono ancora trovare in alcuni paesi della Lombardia, dove le fermate e le stazioni un tempo servite dal tram sono rimaste nella memoria dei più anziani.

Il "Gamba de lègn" non è solo una curiosità storica, ma un simbolo di un tempo in cui i trasporti erano legati in modo indissolubile alla terra e alle sue difficoltà, un ricordo di un'epoca di trasformazioni sociali e tecnologiche che, pur nella sua imperfezione, segnò la storia di molte comunità lombarde.

Crea il tuo sito web gratis!