La Passione di nostro signore Gesù Cristo secondo il genio di Johann Sebastian Bach
di Marco Pilotti
Si potrebbe tranquillamente affermare che Bach, con queste due opere, abbia raggiunto un livello difficilmente equiparabile.
Inoltre, questi due capolavori dimostrano come il vangelo sia in grado di ispirare i grandi artisti, come riportato nella "Lettera agli artisti" di Giovanni Paolo II: "Ogni forma autentica d'arte è, a suo modo, una via d'accesso alla realtà più profonda dell'uomo e del mondo. Come tale, essa costituisce un approccio molto valido all'orizzonte della fede, in cui la vicenda umana trova la sua interpretazione compiuta. Ecco perché la pienezza evangelica della verità non poteva non suscitare fin dall'inizio l'interesse degli artisti, sensibili per loro natura a tutte le manifestazioni dell'intima bellezza della realtà".
Ascoltando le due Passioni di Bach ci si rende conto di trovarsi davanti a due composizioni di grandissimo valore, non soltanto sotto l'aspetto musicale cosa superflua da dire considerando l'autore, ma anche sotto l'aspetto religioso e spirituale. Bach realizza in questi due lavori una perfetta sintesi tra testo evangelico e musica.
Nelle due passioni nulla è lasciato al caso.
Ad esempio, lo stile musicale delle due passioni si adatta perfettamente al registro dei due vangeli: più riflessivo e di acume teologico quello di Giovanni; intriso di maggior drammaticità il secondo.
È evidente che non ci troviamo davanti a delle opere scritte per accontentare la committenza, l' attenzione estrema a ogni particolare fa intuire che il fine ultimo di Bach era ben altro.
Questo è dimostrato anche dal fatto di uscire dai soliti schemi di scrittura musicale utilizzati per comporre il genere "Passione", ad esempio, inserendo importanti corali e dando ampio spazio al recitativo e alle parti del coro che interpreta il popolo.
Inoltre, nel comporre, Bach tiene conto della lunghezza naturale dei due vangeli; infatti, l'esecuzione della Passione di Matteo è più lunga rispetto a quella di Giovanni.
Ma la cura dei dettagli di Bach va oltre a questo particolare abbastanza scontato, ad esempio nella Passione di Giovanni, il grande musicista fa risuonare nelle sue note addirittura quella peculiarità che caratterizza l'evangelista Giovanni, la cosiddetta "Ironia giovannea".
Questo tratto squisitamente tipico del quarto vangelo, si riscontra in maniera evidente all'inizio della prima parte, subito dopo il prologo del coro.
Bach assecondando il gioco di ironia all'interno del vangelo di Giovanni, fa riconoscere Gesù, non dai suoi discepoli ma dagli avversari: coorte, guardie, sacerdoti e farisei.
Alla domanda dell'Evangelista «Chi cercate?», la risposta degli avversari data dal coro è «Gesù di Nazareth!»
L'attenzione di Bach al dato scritturistico si evidenzia ad esempio nel recitativo di Cristo nell'istituzione dell'Eucarestia: le parole dell'offerta del calice "Trinket alle daraus" (Bevetene tutti), è accompagnato da 116 note di basso, in riferimento numerologico al Salmo 116, che appunto recita: «Prenderò il calice di salvezza e invocherò il nome del Signore».
Allo stesso modo, il recitativo «Mein Jesus schweigt», posto a commento del silenzio di Cristo nell'interrogatorio di Caifa, il numero degli accordi è trentanove, in riferimento al Salmo 39 («Porrò un bavaglio alla mia bocca mentre l'empio mi sta innanzi».
Ancora, quando il coro personificando i Giudei proclama «Non è lecito uccidere nessuno», sulla parola "töten" ("uccidere"), Bach utilizza una figura cromatica ascendente di cinque note, in riferimento al quinto comandamento della legge mosaica «Non uccidere».
Oltre a queste concordanze quasi matematiche relative al dato evangelico ce ne sono un'infinità a livello simbolico. Nulla è lasciato al caso.
Ad esempio, nella Passione di Matteo la voce di Gesù è sempre accompagnata da una aureola mistica realizzata dai soli archi, a sottolineare la natura divina di Cristo.
Questa aureola celestiale si spegnerà solo al grido di «Eli, Eli, lama asabthani», quando "abbandonato dal padre" sulla croce resterà il solo uomo.
Il rinnegamento di Pietro è rappresentato da un melismo (ornamento melodico che consiste nel caricare su una sola sillaba testuale un gruppo di note ad altezze diverse) con un tormentato cromatismo (procedimento stilistico musicale che utilizza alterazioni semitonali) di ben sei battute.
Sulle parole «Lo fece flagellare», la partitura obbliga la voce narrante (L'evangelista) a un impervio e lunghissimo vocalizzo, inteso a raffigurare con sferzante virtuosismo la violenza della frusta.
Il momento della deposizione invece è accompagnato da una tenerissima aria di Basso, che assimila la sepoltura al bambino deposto nella mangiatoia, con il cullante tratto natalizio della pastorale.
Questa immagine evoca quelle icone russe dove il bambinello in fasce è deposto nella culla con le braccia aperte a forma di croce, a prefigurare anticipatamente la passione.
Si potrebbe continuare all'infinito in questa ricerca tra scrittura, simboli e musica, presenti nelle due Passioni di Bach.
Tuttavia, penso che questo breve resoconto abbia evidenziato con alcuni esempi, come il tema "Gesù nella Passione" abbia influenzato l'opera di un grande compositore europeo come Bach e di conseguenza tutta la produzione musicale successiva, visto il livello esemplare e insuperabile delle due opere in questione.
Testi e contenuti consultati:
P. BUSCAROLI, Bach, Oscar Saggi, Milano 2017. pp.684-699
S. BARBAGLIA, Introduzione libretto concerto "Passione secondo Giovanni (BWV 245) consultato 05/07/2020 https://old.lanuovaregaldi.it/passio2006/doc/Libretto%20Passione%20secondo%20Giovanni.pdf
A. BATISTI, dispense per conservatorio di Milano anno accademico 2019/2020 pp.
Matteo (cap. 26 e 27)
Giovanni (cap. 18 e 19)
