Una cum, Magna questio e Declaratio: lo scontro dialettico tra don Minutella e padre Farè

In questi giorni, grazie anche ad alcuni articoli di giornale o servizi televisivi, sono venute alla ribalta alcuni nomi di religiosi, che attraverso canali social si esprimono in maniera critica contro le gerarchie della Chiesa attuale e Papa Francesco. Due di questi sono padre Giorgio Maria Farè, carmelitano scalzo e don Alessandro Maria Minutella. Spesso, i media mainstream li ritraggono come figure sprovvedute o come sedicenti guru, trasformandoli in caricature, senza riconoscere che entrambi sono ecclesiastici con elevati titoli accademici. Don Alessandro, ad esempio, ha conseguito due dottorati: il primo in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, con una tesi sul rapporto tra la teologia del purgatorio e la mistica della notte oscura in Santa Caterina da Genova; il secondo in Storia del Dogma Cristiano presso la Pontificia Università Gregoriana, con una tesi sull'escatologia cristologico-trinitaria di Hans Urs von Balthasar. Padre Giorgio Maria Farè, invece, è dottore in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.. Nonostante il loro profondo sapere teologico, giornalisti, conduttori televisivi e alcuni ospiti si permettono di esprimere opinioni personali su queste figure, trascurando il fatto che, pur manifestando una critica nei confronti della gerarchia ecclesiastica e del papato attuale, lo fanno con la competenza derivante da decenni di studi. Le questioni sollevate sono talmente complesse che anche i due religiosi presentano posizioni divergenti. La "Magna questio", come la definisce don Minutella, riguarda la validità della rinuncia al papato di Papa Benedetto XVI, avvenuta l'11 febbraio 2013: secondo lui, alcuni errori formali contenuti nella "Declaratio" renderebbero invalida la rinuncia, e di conseguenza anche l'elezione di Papa Francesco.
Pur concordando sulla "Magna questio", i due prelati si differenziano nel giudizio sulla partecipazione alle messe in comunione con Papa Francesco. Don Alessandro Minutella, infatti, sostiene che i fedeli non debbano più assistere alla messa in comunione "una cum" con il Papa, invitando a disertare le celebrazioni nelle parrocchie per evitare di entrare in comunione con "gli eretici", richiamandosi all'autorità di San Tommaso d'Aquino: "Peccat qui cum excommunicatis communicat" (Pecca chi comunica con gli scomunicati; Summa Theologiae, Parte III, Questione 82, Articolo 9). Padre Giorgio Farè, al contrario, ritiene che tutti i sacramenti e le messe siano ancora validi.
Il dibattito tra i due religiosi si è intensificato con numerosi scambi a colpi di video su YouTube, in cui non mancano toni accesi. Questo confronto, a volte esasperato, solleva interrogativi sulla sua utilità per la comprensione e la soluzione delle delicate questioni in gioco. Tuttavia, per i due prelati, esporsi in prima persona, al punto da essere scomunicati, rappresenta un imperativo categorico, considerato che, a loro avviso, chi avrebbe dovuto affrontare il problema a livelli più alti nella gerarchia non lo ha fatto o lo ha fatto in modo insufficiente, come nel caso dei "dubia" presentati a Papa Francesco da alcuni cardinali, rimasti senza risposta.
In futuro, sarebbe auspicabile che il dibattito tra i religiosi evolva verso un dialogo meno conflittuale, in cui le questioni teologiche e pastorali vengano trattate con maggiore serenità. L'ideale sarebbe trovare soluzioni che uniscano piuttosto che dividere. Inoltre, ci si augura un maggiore coinvolgimento delle autorità ecclesiastiche superiori, affinché le problematiche sollevate vengano affrontate in modo efficace, con risposte chiare e soddisfacenti per tutti i fedeli.